IL FIUME NERO

IL LAMBRO, UN FIUME NERO

2,5 MILIONI DI LITRI DI PETROLIO VERSATI NEL LAMBRO

Il disastro ha origine alle 3.30 della notte tra lunedì 22 e martedì 23 febbraio 2010, quando degli ignoti sabotatori sono entrati nella “Lombarda Petroli” situata a Villasanta ( MB ), una raffineria in disuso dagli anni Ottanta, e hanno svuotato dolosamente, senza un motivo ben preciso, il contenuto di sette “silos” carichi di petrolio per abitazioni e vari tipi di idrocarburi, il tutto pari a circa 2,5 milioni di litri (circa 170 autocisterne). Il petrolio fuoriuscito dalle cisterne si è riversato nel condotto fognario. Dalle fogne raggiunse in breve tempo il depuratore di “Monza – San Rocco”. Il petrolio inizialmente è defluito in una “vasca”, ma dopo pochi minuti, a causa dell’enorme quantità riversata “è esondato” dalla vasca, finendo nel Lambro. Una task force formata dai Vigili del Fuoco, dai volontari dalla Protezione civile e dai tecnici dell’ARPA, con l’aiuto del corpo forestale dello stato subito ha cominciato ad installare lungo tutto il corso del fiume delle dighe galleggianti in grado di fermare il petrolio. Centinaia sono stati gli animali estratti morti dal Lambro e quelli ancora vivi in gravi condizioni. Intanto il petrolio ha superato il primo sbarramento, giungendo intorno alle 16 a Melegnano. Qui è previsto uno sbarramento fisso, creato per verificare lo stato delle acque del fiume, e quindi la task force ha deciso di creare il secondo sbarramento. Le “chiuse” dello sbarramento vennero fatte alzare per consentire all’acqua pulita di defluire, mentre il petrolio fermo in superficie fu aspirato in apposite “autocisterne”. La quantità di petrolio era però enorme, e anche lo sbarramento di Melegnano cedette, consentendo alla “marea nera” di proseguire il viaggio. Superato lo sbarramento di Melegnano, il petrolio, intorno alle 20, ha raggiunto San Zenone al Lambro dove la task force, aveva creato il terzo sbarramento. Alla Diga di San Zenone, i vigili del fuoco e i volontari della Protezione Civile, con l’aiuto del Corpo Forestale, hanno lavorato duramente tutta la notte per impedire che il petrolio potesse raggiungere il Po. Ma gli sforzi sono risultati vani e il petrolio ha proseguito la sua corsa. In tarda serata, la “marea nera” ha raggiunto Lodì, inquinando i condotti agricoli, con gravissimi danni ambientali e al raccolto. Qui la task force ha creato un quarto sbarramento, utilizzando dei prodotti assorbenti per poter fermare il petrolio, ma anch’esso ha ceduto e il petrolio ha proseguito la sua corsa. Verso le 6 del mattino di mercoledì 24, la “marea nera” è arrivata a Sant’ Angelo Lodigiano, sede dell’ultimo sbarramento prima dello sbocco del Lambro nel Po. Per quanto la task force ha lavorato duramente, gli idrocarburi hanno superato anche quest’ultimo sbarramento all’alba di mercoledì mattina, raggiungendo il fiume Po al punto di confluenza, nel tratto piacentino del fiume.

Lascia un commento