ARTICOLI SCIENTIFICI

 

Breve storia del consumismo italiano

 

Fenomeno economico-sociale, tipico dei paesi a reddito elevato ma presente anche nei paesi in via di sviluppo, consiste nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni d’imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione.

Il concetto di ‘consumo vistoso’ è utilizzato  per descrivere la propensione ad acquistare beni apprezzati non tanto per il loro valore intrinseco, quanto per l’attribuzione di status sociale di classe agiata, che dal loro possesso può derivare. Questi beni sono desiderati e acquistati proprio perché segnalano distinzione e status sociale, ma la loro offerta non può essere aumentata più di tanto, sia perché scarseggiano, sia perché il loro godimento si deteriora quante più persone vi accedono.

In ambito sociologico e politico, sono state espresse numerose teorie critiche della società dei consumi, vista come aspetto degenerativo delle moderne società di massa.

 

Il consumismo non attecchisce certamente nei paesi dove si lotta per la sopravvivenza, dove si combatte per un tozzo di pane, dove si soffre per malattie legate all’alimentazione.
E a questa società dove il consumo è all’ordine del giorno e dove invece si “combatte” per possedere il denaro e i privilegi materiali che esso dà.

Potremmo far notare che nessuno apparentemente è costretto a comprare e metter mano al portafogli: ma solo apparentemente.

  • In Italia abbiamo avuto svolte fondamentali in direzione dello sviluppo del consumismo:

La prima si colloca alla fine dell’800, quando si passa nella distribuzione dei beni dalla bottega artigiana al negozio ; nel 1877 nasce a Milano il primo grande magazzino, specializzato nella vendita di abiti confezionati, che poi diventerà “La Rinascente” nel 1918, la quale  a sua volta creerà nel 1928 l’UPIM, forma popolare di magazzino rivolta ai ceti meno abbienti. Nel 1936 la Fiat produce in serie l’auto più piccola del mondo, la Topolino, destinata ad una fascia ampia di consumatori;la seconda svolta è costituita dal boom economico degli anni 1959-1963, che ci fa diventare uno dei 10 paesi più industrializzati del mondo. Usciamo dal primato dell’agricoltura, dove esisteva il monoreddito e ancora dominavano valori come autoconsumo, spirito di sacrificio, etica del risparmio. Ovviamente il boom economico è stato ottenuto livellando verso il basso i salari (come oggi succede per molti paesi emergenti del Terzo mondo) a imitazione del modello nordamericano/statunitense.

Dal 1946 ad oggi la spesa per l’alimentazione è scesa, mentre è nettamente salita la spesa per i consumi non alimentari. Oggigiorno,rispetto a qualche anno fa,si è maggiormente propensi a spendere il proprio denaro non in beni primari (il cibo),ma in mezzi tecnologici all’ultimo modello (non primariamente necessari),ma per essere più ammirati dall’esterno e per essere all’ultima moda. Infine direi che gli esseri umani devono trovare dei criteri che mettano al centro la loro effettiva autonomia,compatibilmente con le esigenze riproduttive della natura.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/

http://www.treccani.it/

 

Consumismo

Conseguenze della moderna società consumistica

La società moderna è schiava del sistema consumistico. I membri della società non sono più dei singoli individui, ma semplici consumatori che vengono spinti a ricavare una soddisfazione temporanea dai loro acquisti, senza affezionarsene, essendo sempre pronti a disfarsene, a buttar via quel che già stato usato e si definisce sempre con più rapidità come “vecchio”. Il consumismo spinge a scartare, a sostituire e neanche più a considerare l’ipotesi di poter aggiustare. Non si vede l’ora di potersi disfare di quel che già si possiede o di accantonarlo, accumulando sempre più beni, per prendere qualcosa di nuovo.Consumare causa dipendenza, inganna e lascia correre verso irraggiungibili fantasie, per soddisfare bisogni superflui: prerogativa fondamentale per il consumismo che fallirebbe ancor prima di potersi espandere, se la maggior parte dei consumatori si limitasse al necessario e poco più.

I consumatori non vengono più visti neanche da loro stessi come delle persone, ma diventano delle merci. Questo esalta l’apparenza, l’importanza di esser ben visti agli occhi degli altri consumatori, perdendo di vista le proprie necessità interiori. Non si riesce a riconoscere l’importanza di star bene singolarmente.

Controvoglia, si arrivano a fare dei lavori lontani da quelli che piacciono, per guadagnare del denaro, da utilizzare per consumi inutili e poco soddisfacenti. I consumatori si attorniano del superfluo, fanno di tutto per ottenerlo, spinti dalla paura di venire emarginati, rendendosi competitivi con gli altri.

Basti pensare agli smartphone: chi non ne possiede almeno uno, chi non è costantemente online, diventa invisibile nella società dei consumatori, esce dal giro, fatica a venire contatto e a mantenere i rapporti con gli altri. Il consumo assume un ruolo determinante nella vita sociale, creando un enorme confusione sul cosa sia importante. La derisione, l’esclusione e l’umiliazione sociale, diventa più temuta perfino del non poter riuscire a soddisfare i propri bisogni fondamentali. Il denaro viene erroneamente ritenuto sinonimo di felicità.

Per chi si trova a vivere nella società dei consumatori sembra dunque non esserci scampo. Sfuggire al sistema, per come esso è stato ben architettato, comporterebbe l’isolamento del soggetto che si discosta dalle abitudini della maggioranza che andrebbe ad escluderlo. Egli risulterebbe essere un consumatore difettoso, ovvero un individuo che compera solo ciò di cui ha bisogno, riflettendo approfonditamente prima di effettuare un qualsiasi tipo di acquisto, senza lasciarsi coinvolgere dalla continua evoluzione tecnologica, non avvertendo il peso di dover restare a passo con le mode. L’unica contromisura al consumismo, che mi viene in mente, è divenire dei consumatori difettosi, individuando dei  limiti per non sfociare in conseguenze negative, attraendo, inoltre, verso se stessi quei pochi soggetti ancora in grado di ragionare.

 

Conseguenze del consumismo:

  • a livello globale : esso provoca un  danno all’equilibrio ecologico nella sua interezza, visto che ci sono molti problemi legati all’eccessivo sfruttamento di risorse naturali a livello mondiale e al fatto che i processi di produzione, per la grande maggioranza, generano inquinamento.
  • a livello personale :  le persone consumiste si sentono infelici quando non possono acquistare l’oggetto o l’esperienza desiderata. Ma quando ci riescono, si sentono altrettanto infelici e insoddisfatte. In breve, il consumo non è un modo corretto né intelligente di raggiungere la felicità.

 

Fonti: ”il blog di Fabrizio Lo Gerfo”

“Conseguenze del consumismo -6 passi- unCome”

Multinazionali: Una multinazionale, in economia, è un’impresa che organizza la sua attività in almeno due paesi diversi (ad esempio, la direzione si trova in un paese, mentre gli impianti di produzione e distribuzione sono dislocati in altri paesi) costituendo di fatto un’entità sovranazionale.

In Italia il termine “multinazionale” viene spesso usato anche in ambito giornalistico col significato di corporation ovvero di grande impresa internazionale . È detta controllata l’impresa operante in un Paese estero di cui la multinazionale controlla più del 50% delle azioni.

 

Maggiori Multinazionali:

-Coca Cola (Usa)

-Philip Morris (Usa)

-Chevron Corporation(Usa)

-British petroleoum (Usa)

-Vale (Brasile)

-De Beers (Usa)

-Nestlé  (Eu)

-Monsanto (Usa)

-Mc Donald’s  (Usa)

-Pfizer (Usa)

Inoltre stanno entrando tra le maggiori molte multinzionali cinesi, per esempio Changhong Electric (apparati domestici), Chery Automobile (automobilistica), COFCO (alimentari),  CSIC (nautica); Nine Dragons Paper Holdings (carta e imballaggi)

I problemi e le colpe delle multinazionali

 

Coca Cola: Causa gravi contaminazioni delle cattive pratiche lavorative e per l’uso di acque non autorizzate. Infatti serve almeno il triplo di acqua rispetto alla quantità di Coca-Cola prodotta.

 

Philiph Morris: E’ la più grande impresa americana di produzione di sigarette. E’ noto che chi fuma è potenzialmente soggetto al cancro dei fumatori. E’ altrettanto noto che molte donne in gravidanza che fumano partoriscono figli difettosi. Il fumo delle sigarette contiene 43 elementi cancerogeni conosciuti e, come dice la scritta nelle confezioni italiane, “nuoce gravemente alla salute” arrecando l’innalzamento della pressione arteriosa e danneggiando il sistema nervoso centrale. Inoltre, le cicche hanno un lungo decorso di degrado ambientale.

 

Chevron Corporation:Questa multinazionale del petrolio ha arrecato danni in Ecuador versando acqua tossica nei boschi tropicali, lungo tutto un ventennio, tra il 1972 3d il 1993.

 

British Petroleum: L’azienda responsabile del disastro ambientale nel Golfo del Messico a causa della esplosione di una sua piattaforma petrolifera nel 2010.

 

Vale:Il suo “capolavoro” è la distruzione di una larga parte dell’ambiente amazzonico con lo sviluppo della centrale idroelettrica di Belo Monte, nello Stato di Altamira.

 

De Beer:Questa multinazionale americana del gioiello utilizza anche i bambini nella coltivazione delle tecniche minerarie. Inoltre, per avere facilità di azione sul territorio ed avere mano libera nelle operazioni di sfruttamento della concessione, ha deportato intere popolazioni di pigmei che vivevano da sempre in quei territori.

 

Nestlè: La sua “specialità” sono le violenze contro la natura. Il suo ‘capolavoro’ è la deforestazione del Borneo per potere coltivare la palma d’olio. Di questa operazione ne hanno fatto le spese gli orango che hanno perduto per sempre il loro habitat.

 

Monsanto:E’ la multinazionale dell’alimentazione proveniente da cibi derivati da organismi geneticamente modificati; della somministrazione di ormoni per la crescita dei bovini, nonché la produzione di ‘semi suicidi’ (cosiddetti Terminator), cioè semi che danno origine a piante che a loro volta non producono semi.

 

Mc Donald’s: E’ presente in 40 Paesi e il suo cibo carente di sostanze nutrienti, provoca obesità specialmente sui bambini e gli adolescenti. I suoi panini sono imbottiti di carne derivata da animali allevati artificialmente, tenuti in ambienti ristretti che non riescono nemmeno a muoversi. Per creare questi allevamenti sono stati distrutti boschi tropicali e la loro deforestazione è servita a realizzare siti per gli allevamenti intensivi di bovini e polli.

 

Pfizer: Opera nel campo farmaceutico. Quest’azienda, che ha uno stabilimento anche a Catania, nel 1996 si è resa protagonista di una operazione a Kano, in Nigeria: per testare un suo antibiotico sperimentale a base di Trovaflaxacina, destinato a combattere morbillo, colera e meningite batterica, lo provò su 200 bambini.

Fonte: http://palermo.meridionews.it/

 

 

 

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